EXPO, IL CAVALLO DI LEONARDO – SCHEDA

Di seguito, riassunta, la storia del
Cavallo di Leonardo. Di come conduce a Vinci (Firenze). E di
come, da lì, condurrà in piazza Città di Lombardia, dove sorge
Palazzo Lombardia, sede della Regione, per tutto il periodo di
Expo. Di fatto, un “ritorno” a Milano.

IL CAVALLO – Autrice dell’opera è Nina Akamu, scultrice di
grande valore formatasi in Italia per 11 anni, che si ispirò ai
numerosi disegni di cavalli lasciati da Leonardo per plasmare un
modello in argilla alto 2 metri e 40 cm, completato nel 1997. Da
quel modello fu fusa nella Tallix Art Foundry di Beacon (New
York) la statua equestre in bronzo, del peso di circa 900
chilogrammi, e dallo stesso, tramite procedure di ingrandimento,
fu realizzata la versione di 8 metri.
L’idea di donare il Cavallo a Vinci – come espressione della
considerazione del popolo americano per il luogo di nascita
della più insigne personalità del Rinascimento – venne a Giorgio
Morelli, giornalista italiano corrispondente a New York e
consulente internazionale della Leonardo da Vinci’s Horse Inc.,
il quale promosse e coordinò il progetto, raccogliendo anche i
fondi necessari per realizzare le statua in bronzo. Sponsor e
donatori del Cavallo, tutti americani, furono inoltre: la
Leonardo da Vinci’s Horse Inc., presieduta da Peter Dent; Fred e
Lana Meijer; Peter Secchia, già ambasciatore Usa in Italia, e
sua moglie Joan; la Fonderia Tallix di New York.

1400, COMMISSIONATO DAGLI SFORZA – Il Cavallo di Leonardo
“nasce” su commissione, all’artista, di Ludovico Sforza, nel
1482, quando il duca di Milano decise di dedicare un monumento
equestre a Francesco Sforza.
Leonardo concepì una colossale statua in bronzo, alla cui
creazione si dedicò per 16 anni, giungendo, con i suoi
assistenti, a realizzare un modello in terracotta alto 7 metri,
dal quale ricavarono gli stampi per la fusione.
Se però, in un primo momento, il bronzo che doveva essere
utilizzato per realizzare la statua venne fuso per costruire
cannoni a fronte degli annunci di guerra tra il re di Francia
Luigi XII e il Ducato, il modello d’argilla venne invece
utilizzato, una volta invaso il Ducato milanese, dagli arcieri
dell’esercito francese per il tiro al bersaglio. Anche gli
stampi andarono poi persi per sempre.
Di quello studio non restarono che schizzi di cavalli, bozzetti
di piani di scultura e il progetto di un nuovo processo di
fusione.
Il sogno di Leonardo rimase così incompiuto.

1900, IL SOGNO RICOMINCIA – Nel 1977 Charles Dent, pilota
dell’aviazione civile americana, artista e collezionista d’arte,
appassionato cultore del Rinascimanto italiano, si invaghì
dell’idea di riprendere e portare a termine il progetto di
Leonardo. Da allora dedicò a questo obiettivo tutti i suoi
sforzi, fondando a Fogelsville (Allentown, Pennsylvania)
un’apposita società, la Leonardo da Vinci’s Horse Inc., tramite
la quale promosse l’idea e iniziò a raccogliere anche i fondi
necessari. Dent trascorse molti anni a studiare, progettare e
costruire il più grande cavallo di bronzo al mondo, con l’auto
dei maggiori studiosi di Leonardo, tra cui Carlo Pedretti e Sir
John Pope-Hennessey. Dopo alcuni anni di ricerche, con il suo
team realizzarò i primi bozzetti in argilla alti circa 2 metri e
mezzo.
Col passare del tempo e l’approfondirsi degli studi, Dent
divenne sempre più consapevole che il moderno cavallo non poteva
essere il ‘cavallo di Leonardo’: inconcepibile replicarne
l’idea. Si impegnò quindi affinché il cavallo del XX secolo
celebrasse il Genio vinciano.
Fu dopo la sua morte, nel 1994, che la Leonardo da Vinci’s Horse
Inc. affidò l’incarico della realizzazione a Nina Akamu.

LA SFIDA ARTISTICA – “Mi sono basata su fonti d’informazione
diverse, per farmi un’idea quanto più possibile approfondita
della posizione della scultura, delle sue proporzioni e della
sua forma estetica – racconta Nina Akamu, parlando
dell’esperienza artistica affrontata -. Ho studiato anche i
disegni e gli appunti di Leonardo per altri progetti, ho letto
gli scritti degli studiosi del settore. La complessa sfida
artistica, consistita nel creare un modello alto 2 metri, ha
richiesto la conoscenza e la trasposizione in scultura di
elementi di design, composizione, anatomia, carattere e
movimento, combinati con grazia e armonia”.
“La scultura che ho creato per la Fondazione Leonardo da Vinci’s
Horse Inc. rende omaggio al genio creativo di Leonardo, ma non
vuole essere una riproduzione della sua scultura – spiega la
scultrice -. Forse il moderno cavallo di Leonardo da Vinci può
essere visto come un simbolo della potenza, del momento di
energia creativa e della capacità di visione, diretti e mirati a
un obiettivo lontano nel tempo. Il nostro dono a Vinci può
essere inteso come una metafora dell’immenso genio di Leonardo,
termine di paragone della creatività e della grande stagione in
cui visse, il Rinascimento”.

INAUGURAZIONE – La cerimonia di inaugurazione della collocazione
dell’opera in piazza della Libertà, a Vinci, fu in un primo
momento prevista per il 15 settembre 2001. A seguito del crollo,
pochi giorni prima, delle torri gemelle, poiché che la
delegazione americana era già giunta a Vinci,
quel giorno fu fatta una cerimonia dal valore commemorativo e di
solidarietà verso gli Stati Uniti. (Ln)

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