L’obiettivo e’ ambizioso: dopo mezzo
secolo di abbandono, l’amministrazione comunale di Piuro punta a
recuperare l’utilizzo dei versanti di mezzacosta, una volta
coltivati a vigneto, per nuove attivita’ agricole e forestali. Su
questo tema si sono confrontati oggi l’assessore regionale
all’Agricoltura Gianni Fava e il sindaco del comune chiavennasco
Omar Iacomella, insieme all’assessore all’urbanistica e allo
sviluppo territoriale Giorgio Succetti. “Un progetto ambizioso
per il rilancio di un’area a vocazione agricola tra le piu’
significative nella produzione distintiva e di qualita’ – ha
spiegato Fava -. La riscoperta del Chiavennasca come idea e la
vocazione vitivinicola, insieme a una piu’ efficace gestione del
patrimonio forestale, sono due elementi importanti di sviluppo
territoriale. A riguardo, in questi giorni stanno uscendo le
misure del Psr sulla forestazione e noi ci impegneremo affinche’
le risorse vengano allocate secondo le aspettative”.
VALORIZZARE DIRETTAMENTE PRODOTTI DELLA VALLE – “Per quanto
riguarda il rilancio della vocazione vitivinicola – ha aggiunto
l’assessore – c’e’ qualche difficolta in piu’ per la possibilita’
di aumentare le superfici vitate, ma su questo confermo l
‘impegno ad affrontare il problema”. Fava ha poi assicurato che
tornera’ a trovare gli allevatori di montagna, “in una stagione
piu’ consona alle attivita’ di alpeggio per affrontare
concretamente la tematica della ‘filiera corta’ e la possibilita’
di valorizzare direttamente i prodotti della valle, senza
dimenticare il rilancio dell’allevamento delle razze in via di
estinzione, a cui sono dedicate diverse misure di sviluppo nel
Psr”.
RIPORTARE REDDITIVITA’ DA TERRITORI ABBANDONATI – “Vogliamo
recuperare e rivitalizzare tutto il versante soleggiato di
fondovalle della Bregaglia italiana – ha spiegato Giorgio
Succetti, vicesindaco di Piuro e assessore all’Urbanistica e
sviluppo territoriale -, un tratto importante che si sviluppa da
Chiavenna verso il passo del Maloja. Si tratta di superfici
roncate, cioe’ rese libere dal bosco selvatico per utilizzo a
vigneto, coltivate come il versante valtellinese. I nostri
versanti sono stati abbandonati tra gli anni ’60 e ’70. Vogliamo
riportare colture che abbiano una certa redditivita’: pensiamo
anche al luppolo per la birra, ai frutti di bosco e sottobosco,
che non entrano in competizione con colture a vigneto esistenti,
come quelle del vicino versante valtellinese. Su queste
iniziative abbiamo il supporto scientifico e agrario della
fondazione Fojanini”.
ZOOTECNIA NUOVA – “Io credo che su questo tema, la zootecnia di
montagna, dobbiamo solo fare passi in avanti – ha aggiunto Fava
– ; se le attivita’ di montagna devono rischiare a lungo di
essere assistite, c’e’ il rischio di non vedere un orizzonte.
Dobbiamo fare in modo che questi produttori vedano il frutto del
loro lavoro: serve un’azione seria di promozione,
un’amministrazione lungimirante che dia una mano. La base
imprenditoriale qui e’ solida, se ci sono idee facciamole
camminare con le loro gambe”.