“Come Lombardia siamo per il rispetto
delle regole e se le regole sono sbagliate la soluzione e’
cambiarle, non disapplicarle. In occasione della Commissione
Politiche Agricole, che si tiene all’interno della prestigiosa
manifestazione del Vinitaly, vorrei affrontare il tema
dell’applicazione della norma che consente alle Regioni di
autorizzare, ove ne sussistano le condizioni previste dalla
norma, la pratica dell’arricchimento dei vini”.
A sollecitare la discussione all’interno dell’ordine del giorno
dell’imminente Conferenza delle Regioni, in programma al
Vinitaly di Verona (9-12 aprile), e’ l’assessore all’Agricoltura
della Lombardia, Gianni Fava, richiamando un argomento “che ha
rilevante impatto sulle politiche di qualita’, valorizzazione e
promozione dei nostri vini” e sul quale “ci deve essere una
visione complessiva ed unitaria”.
LETTERA – La lettera e’ stata inviata al coordinatore della
Commissione Politiche Agricole in Conferenza delle Regioni,
Leonardo Di Gioia, assessore all’Agricoltura della Regione
Puglia.
La pratica dell’arricchimento dei vini e’ prevista dall’articolo
10 del Testo Unico del Vino, come “eccezione motivata rispetto
alla ordinaria gestione del processo di vinificazione, ovvero
solo qualora le condizioni climatiche lo richiedano”. Questo
significa che l’attuazione della pratica in determinate
condizioni climatiche dovrebbe giustificare l’arricchimento,
finalizzato al raggiungimento delle caratteristiche minime del
vino al consumo, previste dai disciplinari di produzione di
riferimento.
REALTA’ DIFFERENTE – “La realta’ e’ ben diversa – scrive
l’assessore Fava -; nella scorsa vendemmia, Regione Lombardia ha
applicato la norma cosi’ come e’ scritta, ma la pratica
dell’arricchimento ha assunto un carattere distinto e distante
dallo spirito e dalla formulazione prevista e voluta
dall’ordinamento. Negli ultimi anni praticamente tutte le
Regioni hanno autorizzato l’arricchimento in modo generalizzato,
non puntuale e continuativo, Lombardia compresa sino al 2015”.
EMENDAMENTO BOCCIATO – Eppure, ricorda l’assessore lombardo
Fava, “in fase di approvazione del Testo Unico del Vino era
stato proposto un emendamento che prevedeva da parte del
ministero delle Politiche agricole la predisposizione di linee
guida e modalita’, a cui tutte le Regioni si sarebbero dovute
attenere, per rilasciare l’eventuale autorizzazione”.
Emendamento che non e’ stato accolto.
Fava chiede che proprio a Vinitaly si prenda una posizione netta
e in linea con la politica di qualita’ che dovrebbe essere un
faro per la produzione Made in Italy. “Se la deroga deve avere
motivazioni di carattere tecnico, legate alle condizioni
climatiche, cosi’ deve essere applicata in tutte le Regioni e non
solo in Lombardia – spiega Fava -. Se invece, come alcuni
autorevoli esponenti del mondo vitivinicolo sostengono, la
tecnica dell’arricchimento e’ ormai entrata nelle normali prassi
enologiche, allora va cambiata la norma, e forse vanno cambiati
anche alcuni disciplinari. Non ritengo allora corretto che il
Ministero scarichi sulle Regioni l’onere di un’autorizzazione
che rischia di essere puramente formale”.